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Il tuffo in mare verso la libertà, viaggio nell'«ospedale» delle tartarughe ferite

2024-06-02 12,826 Dailymotion

MARINA DI RAVENNA - La libertà sembra avere un profumo universale. Per gli uomini, come per gli animali. Lo sa bene anche Whisky, la tartaruga di 22 chili che, dopo 8 mesi passati nella vasca dell’«ospedale» cui deve la vita, annusa subito che sta per tornare a casa: nell’Adriatico. Siamo su un gommone al largo di Marina di Ravenna, tra due piattaforme per l’estrazione del metano (qui l'articolo integrale). È questo il posto più sicuro dove rilasciare il primo bellissimo esemplare di «Caretta caretta», che dopo aver lottato a lungo tra la vita e la morte, si tuffa qui, dove la pesca a strascico è interdetta. «Vai cicciottella, torna libera!», gridano amorevoli Sara, Silvia e Linda prima di rilasciarla in mare. Inizia così la giornata del team di biologhe del Cestha, istituto scientifico che si occupa della tutela dell’habitat marino. Al timone della barca c’è Simone, il coordinatore di una squadra under 40, che, quando la temperatura del mare inizia a risalire, guida le operazioni per liberare le tartarughe che hanno curato in inverno per mesi e mesi, che diventano anni per i casi più gravi. Whisky era stata pescata per sbaglio a novembre, da un peschereccio con reti a strascico. La tartaruga, rimanendo intrappolata sott’acqua, non riesce a risalire in superficie per respirare e rischia di annegare. Quando i pescatori tirano su le reti e si accorgono dell’esemplare finito a bordo avvertono subito il Cestha, le cui biologhe sono operative 24 ore su 24 e corrono in porto, spesso quello di Cesenatico, per tentare il salvataggio. Sul gommone, in questa splendida giornata di sole e mare piatto, c’è anche un’altra paziente: si chiama Savana. La storia è la stessa di Whisky, ma lei se l’è cavata con tre mesi di riabilitazione.