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Las Vegas by night - 1990. Un raro documento che mostra la città come era negli anni '90.

2024-06-25 2 Dailymotion

immagini in notturna della città di Las Vegas. 1990.
Un po di storia..... Per decenni Las Vegas fu stazione di sosta per le carovane di pionieri dirette in California e, nei primi anni del Novecento, un importante snodo ferroviario, attraverso cui le miniere dei dintorni inviavano i loro prodotti al resto del paese; con l'espandersi delle ferrovie Las Vegas perse importanza ma la costruzione della Diga Hoover, completata nel 1936, segnò una grande e definitiva rinascita: al denaro pubblico, servito per innalzare la diga, si aggiunse quello dei turisti richiamati dall'imponente costruzione e dal Lago Mead che essa aveva formato. La legalizzazione del gioco d'azzardo, il 19 marzo 1931 portò all'avvento degli hotel e dei casinò per i quali Las Vegas è famosa in tutto il mondo.
Nel 1946 Bugsy Siegel aprì il famoso primo hotel casinò di Las Vegas (Flamingo Hotel), che contribuì molto alla nascita della leggenda cittadina. Al denaro portato da turisti e giocatori, si aggiunse anche quello dei militari, addetti alla vicina base aerea di Nellis. Le necessità abitative di militari e lavoratori nei casinò diedero quindi il via a una forte espansione edilizia, che dura tutt'oggi.
Negli anni della guerra fredda - in particolare dal 1951 al 1962 - nel relativamente vicino poligono da bombardamento di Nellis e nel Nevada Test Site furono effettuati decine di test esplosivi atmosferici di bombe nucleari a fissione, sia all'altezza del suolo sia a pochi chilometri di quota. I test divennero sotterranei dopo la firma del trattato internazionale Partial Test Ban Treaty, firmato nel 1962 da decine di paesi, con il patrocinio del presidente John Fitzgerald Kennedy e di Nikita Chruščёv.
Dagli anni trenta del secolo scorso, in definitiva, Las Vegas ha visto uno sviluppo economico costante e privo di grosse crisi. Oggi sta vivendo un vero boom e la sua economia è tra quelle che stanno crescendo di più negli Stati Uniti. Tratto dagli archivi di Mauro Montagni. Editing: Dr. Fernando Menichini